
Saluti da Filippina
1917 - SALUTI DA FILIPPINA
All’anagrafe Marietta, Filippina Peddis, figlia primogenita di Nicolò Silvestro proprietario terriero di Domusnovas era la trisnipote di Leonardo nato nel 1755 nel villaggio di Gonnosfanadiga, al di là dei monti domusnovesi oltre la valle di Oridda. Fu probabilmente il tentativo di popolamento dell’amena valle intentato nel lontano 1766 da parte di Francesco Fulgheri Conte di San Giovanni Nepomuceno, che portò i Peddis a Domusnovas.
Leonardo infatti contrasse matrimonio nel 1781 con Catharina Lebiu Virdis, figlia di Antonio Lebiu “cussorgiale y pastor de vaccas”, uno dei più importanti maggiorenti del luogo, nominato dal Governo Sabaudo perito revisore dei confini della Contea di Oridda per la sua imminente infeudazione.
Niente ci impedisce di immaginare che Antonio Lebiu nei suoi spostamenti tra le montagne della Contea avesse intrapreso rapporti con la famiglia Peddis di Gonos, amicizia sfociata poi col matrimonio dei loro rispettivi rampolli. Fatto sta che in seguito, la famiglia Peddis-Lebiu diede origine ad una dinastia di facoltose e illustri persone, di grande prestigio e rinomanza nell’allora piccolo villaggio contadino di Domusnovas.Tra loro ricordiamo: Antiogo sindaco di Domusnovas nel 1835 e suo fratello il Notaio Giovanni Battista, noto GioBatta, il cui figlio Giovannino, anche lui notajo, fu sindaco di Villamassargia nel 1849. Nella seconda metà del 1800, Innocenzo, nipote di Leonardo Peddis e Caterina Lebiu Virdis, venne eletto Sindaco di Domusnovas e mantenne la carica per alcuni decenni.
All’età di diciotto anni, Filippina lasciava la sua casa che sorgeva nell’antica Cortiois e il suo meraviglioso giardino innaffiato dalla Gora del Molino che delimitava il confine. In quelle fresche acque, durante le caldi estati domusnovesi, lei e le sue dolcissime sorelle si divertivano a dar la caccia ai girini e a spruzzarsi per rinfrescarsi un po’.
Il 4 maggio del 1915 andava sposa a Sebastiano Paolino Luigino Valdes ventiseienne proprietario gonnesino, figlio di negozianti.
Era l’alba di un periodo oscuro, di lì a poco molti dei loro amici sarebbero stati richiamati a servire la Patria. Tra questi anche il loro amico Antonio Mura, minatore, marito della sua carissima amica Barbarina, ai quali li legava una parentela spirituale (comparatico).
Il 29 maggio 1917, col cuore gonfio d’ansia per le non buone notizie che arrivavano dal fronte, rispose ai saluti precedentemente ricevuti dallo stimato compare inviandogli una cartolina con l’immagine di San Francesco con l’estrema convinzione di infondere fiducia e coraggio e con l’augurio di un pronto ritorno.
Antonio gradì tanto la missiva e preoccupandosi di non perderla in quell’inferno terrestre, la rinviò dentro una lettera indirizzata a sua moglie perché la custodisse meglio, spiegando che “io ciò poco posto di metterla e tutto sta rovinandola prego di conservarla”.
Antonio non ebbe la gioia di rivedere comare Filippina, né sua moglie, ancor meno la graditissima cartolina. Non tornò mai più a Domusnovas, morì dopo poco più di un anno, il 21 ottobre 1918 nell’Ospedale Militare di Orbetello.
Aveva ventotto anni.

